Archivio Autore: l'Esperto

Nonno Fiorucci: opere e analisi ragionata

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Categoria Usi e costumi

In un periodo di forte scontro tra fede e laicità, che coinvolge il nostro paese sotto il punto di vista sia sociale che politico, poteva forse Laydo non occuparsi dell’argomento?

Potevo forse io non pronunciarmi in merito, cercando allo stesso tempo di inoculare a viva forza un po’ di coatta erudizione nelle vostre testoline di guano, tanto obnubilate dalle vacue facezie televisive quanto impermeabili agli stimoli della cultura?

Ecco quindi che, nell’arduo tentativo di digrezzare voi marrani e contemporaneamente dimostrare tutto il mio apprezzamento alla religione e alla Santa Sede, ho deciso di recuperare uno dei nostri primi articoli, datato 15 settembre 2008,  rivederlo e ampliarlo con una più approfondita analisi di un personaggio purtroppo omai defunto, ma che le sue stesse opere hanno consegnato all’immortalità, in un tripudio espressionista che non trova eguali nemmeno nella produzione di Fritz Lang o Robert Wiene. 

Chi lo conosce avrà quindi un’occasione in più per godere ancora della sua magnificente opera. Chi non lo conoscesse può invece, grazie a questa piccola antologia, mettere una pezza alle sue gravi carenze culturali da burinissimo italiano medio.

I primi otto video sono considerati un po’ l’opera magna del Fiorucci. La qualità audio e video non sono delle migliori, ma ciò non preclude minimamente il valore artistico e umano di queste opere, fortunatamente giunte fino a noi.

Vogliamo quindi ripercorrere la sua produzione, evidenziando i punti salienti delle creazioni di un artista, purtroppo escluso dal gotha del mondo dell’arte e ostracizzato dalla chiusura mentale e dall’esasperato, e spesso falso, accademicismo che va oggi per la maggiore nei più blasonati atelier di presunti artitisti.

Ripercorriamo quanto il Maestro ci ha donato, con la grata consapevolezza del fatto che solo chi è ricco può permettersi di donare.

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Il vomito

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Categoria Usi e costumi


Non è sensazionale come qualcosa che ci appare succulento e appetitoso al momento della sua ingestione, possa diventare, nel giro di pochi minuti, ripugnante a vedersi e odorarsi, se espulso oralmente prima della regolare digestione?

Il vomito come emblema della volubilità umana!

O forse invero ci rivela la realtà ingannevole delle cose che, dopo averci tentato, svelano la loro vera natura, come a volerci rendere coscienti della nostra scarsa comprensione dell’esistenza. Un’idea che porta quasi a sottolineare lo stato di una realtà intrinsecamente marcia e ributtante che cerchiamo di addolcire, non volendola vedere e accettare, con incosci artifizi volti a costruirci intorno un illusorio stato delle cose.

Analogamente a quanto ci insegna Platone col suo mito della caverna, potremmo anche ipotizzare che il cibo prima dell’ingestione rappresenti una fallace pararealtà in cui siamo costretti e che invece il cibo rigettato rappresenti la realtà raggiunta con grandi sforzi (specialmente di diaframma) da chi riesce a liberarsi dal giogo dell’illusione, ma sgradita e osteggiata dalla massa, reazionaria e meno illuminata.

Dopo Cassandra derisa per le sue rivelazioni sul cavallo di Troia e Galileo condannato per la sua teoria di copernicana memoria sul moto dei corpi celesti, chiaramente anche il sottoscritto si trova ad essere incompreso per le sue considerazioni revisioniste sul vomito. Da sempre chi è illuminato ed avanti coi tempi si trova a doversi scontrare con l’ignoranza e la chiusura mentale della incolta massa.

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De arte eloquentia

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Categoria Usi e costumi

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Pensando a personaggi illustri quali Demostene per poi incontrare, nel corso dei secoli, i vari Cicerone, Savonarola, i grandi oratori della rivoluzione francese o i più recenti dittatori europei del ‘900, la cui favella spingeva milioni di persone a farsi ammazzare senza motivo alcuno, non v’è ombra di dubbio che la parola sia di gran lunga l’arma più potente, se sostenuta da una sapiente dialettica e magari da un po’ di tequila.

Una buona oratoria può muovere le masse, guidare le opinioni e addirittura far allargare a dovere le cosce dell’aspirante modella ritardata, appena rimorchiata in qualche locale di presunti vip, con mendaci promesse di sicuro successo.

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La Merda

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Categoria Usi e costumi

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E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parea s’era laico o cherco.

Dante Alighieri, Inferno, XVIII, 114-116

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Quale miglior simbolo della globalità, dell’uguaglianza, della caducità dell’essere e della sua ciclicità?

La merda è vita! La merda è morte! La merda è l’humus da cui risorge la vita come araba fenice.

La merda è prodotto e rifiuto. L’emblema di un riciclaggio perfetto che da anni perseguiamo. La merda è l’indispensabile anello di congiunzione nelle più svariate catene biologiche.

La merda è repellente. La merda è attraente. La repulsione che suscita va di pari passo con la lercia soddisfazione che si prova a discuterne e ad avventurarsi in scabrosi particolari.

La merda è un rifiuto. La merda è un valore. La merda è la prima cosa che il bambino considera come un bene, di cui far dono alla madre, come insegna quel depravato di Freud.

Ma la merda è qualcosa che noi rifiutiamo, espellendola? O è la merda a rifiutarci, andandosene dal nostro corpo?

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