Mattino 5

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Scusatemi! Non voglio monopolizzare il sito.  Lo so, è già il mio terzo articolo di fila. Mi scuso vivamente con chi attende le analisi dell’esperto, le recensioni culinarie o le puttanate di Debby Fashion, ma questo è troppo.

Una volta ho visto un sudato  lardoso seminudo con le emorroidi come grappoli d’uva, la piorrea, la psioriasi e la maglietta dei Dari, che abusava sessualmente di un cane morto. Bè… è la seconda cosa più schifosa che abbia mai visto.

In un paese di giornalisti appecoronati al potere, schiavi del sistema e strumentalizzati dai grandi padroni, è bello vedere che qualcuno tenta di affossare ancora di più la dignità della categoria, ignorando deliberamente che il proprio lavoro sia dare delle notizie e non fare propaganda e scadente opinionismo da parrucchiera per signore.

Ed è così che i nostri prodi reporter di Mattino 5, sputando grumi gialli sulla tomba dei compianti Biagi e Montanelli, ci regalano un raro esempio di pseudogiornalismo che farebbe la sua degna figura su Cioè, Top Girl o qualunque altra pubblicazione diretta ad un target di lobotomizzati col pennato.

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Le catene di sant’Antonio

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E insomma, di mentecatti il mondo è pieno, ma oggi voglio prendermela con un’infima categoria di debosciati che su internet hanno trovato terreno fertile per molestare i normali, con continue ed assillanti dimostrazioni del proprio ritardo mentali: i ceppiconi che spediscono le catene di san’Antonio.

E prima ti arriva quella che devi mandare il messaggio almeno a venti persone, sennò MSN (o Facebook nella variante più moderna) diventa a pagamento, poi ti arriva quella del bambino nato senza culo che ha urgentemente bisogno di soldi per farsi operare prima di esplodere in un tripudio di feci, poi c’è quella che devi inviare 98097967685 mail per avere fortuna altrimenti sarai perseguitato dalla sfiga, poi riapri la posta e ti ritrovi quella col bel pensierino moralista sul volersi bene o sul non bere prima di guidare, per non parlare di quella che ti dice di conservare gli scontrini per darli a qualcuno di non meglio precisato che li darà a qualcun’altro che li darà a qualcun’altro ancora e che quando saranno tanti ci compreranno una carrozzina per un bambino handicappato, o di quella contro contro la guerra che la devi mandare per forza perchè sennò sei uno schifoso guerrafondaio ed è anche colpa tua se in qualche zozzo paese del centrafrica la gente si scanna col machete.

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Il vomito

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Non è sensazionale come qualcosa che ci appare succulento e appetitoso al momento della sua ingestione, possa diventare, nel giro di pochi minuti, ripugnante a vedersi e odorarsi, se espulso oralmente prima della regolare digestione?

Il vomito come emblema della volubilità umana!

O forse invero ci rivela la realtà ingannevole delle cose che, dopo averci tentato, svelano la loro vera natura, come a volerci rendere coscienti della nostra scarsa comprensione dell’esistenza. Un’idea che porta quasi a sottolineare lo stato di una realtà intrinsecamente marcia e ributtante che cerchiamo di addolcire, non volendola vedere e accettare, con incosci artifizi volti a costruirci intorno un illusorio stato delle cose.

Analogamente a quanto ci insegna Platone col suo mito della caverna, potremmo anche ipotizzare che il cibo prima dell’ingestione rappresenti una fallace pararealtà in cui siamo costretti e che invece il cibo rigettato rappresenti la realtà raggiunta con grandi sforzi (specialmente di diaframma) da chi riesce a liberarsi dal giogo dell’illusione, ma sgradita e osteggiata dalla massa, reazionaria e meno illuminata.

Dopo Cassandra derisa per le sue rivelazioni sul cavallo di Troia e Galileo condannato per la sua teoria di copernicana memoria sul moto dei corpi celesti, chiaramente anche il sottoscritto si trova ad essere incompreso per le sue considerazioni revisioniste sul vomito. Da sempre chi è illuminato ed avanti coi tempi si trova a doversi scontrare con l’ignoranza e la chiusura mentale della incolta massa.

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Antologia del G: III parte

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Rieccoci!

Puntuali come un autobus a Napoli, arrivano altri sondazzi del G, richiesti a gran voce sulla casella di Laydo.

Stavolta non ci sarà nessuno dei celebri personaggi del sondazzo, ma cinque estratti della cosiddetta seconda parte “a ruota libera”.

Per chi se le fosse perse, eccovi i link alla prima e alla seconda parte della raccolta.

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Laydo e gli oscuri retroscena delle ricerche su Google (parte II)

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gugol21.jpgViva Google!

Son passati nemmeno quattro mesi dal primo articolo dedicato ai gusti e alle ricerche private degli internauti su Google. Memorabili le ricerche del diretto “voglia di pene”, del probabile giapponegro che cerca “assorbenti usati”, del raffinato cinefilo estimatore di Culo Caverna e di svariate altre ricerche elencate nell’articolo, ma già se ne richiede un secondo, vista la mole di nuove ricerche a dir poco degne di nota.

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De arte eloquentia

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Pensando a personaggi illustri quali Demostene per poi incontrare, nel corso dei secoli, i vari Cicerone, Savonarola, i grandi oratori della rivoluzione francese o i più recenti dittatori europei del ‘900, la cui favella spingeva milioni di persone a farsi ammazzare senza motivo alcuno, non v’è ombra di dubbio che la parola sia di gran lunga l’arma più potente, se sostenuta da una sapiente dialettica e magari da un po’ di tequila.

Una buona oratoria può muovere le masse, guidare le opinioni e addirittura far allargare a dovere le cosce dell’aspirante modella ritardata, appena rimorchiata in qualche locale di presunti vip, con mendaci promesse di sicuro successo.

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Antologia del G: II parte

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Eccoci alla seconda parte dell’antologia dedicata al leggendario “provocautore” degli anni ormai andati su Radio Blu,  attualmente conduttore di Ciao G su TVR.

Le telefonate fatte dal G in decenni di radio sono un’enormità, per centinaia e centinaia di ore di risate. Qui vi proponiamo una selezione delle più belle e divertenti.

Stavolta vi attende il libraio, il celebre Passeri e tre classici ex tempore della seconda parte a ruota libera.

Ascoltate e imparate da chi hanno copiato i vari sbiaditi emuli che si sono susseguiti negli anni.

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La Merda

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E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parea s’era laico o cherco.

Dante Alighieri, Inferno, XVIII, 114-116

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Quale miglior simbolo della globalità, dell’uguaglianza, della caducità dell’essere e della sua ciclicità?

La merda è vita! La merda è morte! La merda è l’humus da cui risorge la vita come araba fenice.

La merda è prodotto e rifiuto. L’emblema di un riciclaggio perfetto che da anni perseguiamo. La merda è l’indispensabile anello di congiunzione nelle più svariate catene biologiche.

La merda è repellente. La merda è attraente. La repulsione che suscita va di pari passo con la lercia soddisfazione che si prova a discuterne e ad avventurarsi in scabrosi particolari.

La merda è un rifiuto. La merda è un valore. La merda è la prima cosa che il bambino considera come un bene, di cui far dono alla madre, come insegna quel depravato di Freud.

Ma la merda è qualcosa che noi rifiutiamo, espellendola? O è la merda a rifiutarci, andandosene dal nostro corpo?

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Antologia del G: I parte

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Sono ormai passati quasi due anni da quando lo storico Sondazzo del G è stato cancellato dal palinesto dalla squallida nuova gestione di Radio Blu, triste preludio all’imminente licenziamento di colui che per primo (nel 1978) iniziò a fare “provocazioni telefoniche” in diretta e che per decenni ha regalato ore di allegria, svago, risate, riflessioni, sdegno e indignazione.

Non ci dilungheremo però sulla storia del personaggio, sui suoi trascorsi, sul suo passato e sul suo presente (adesso lavora in tv), su cui potete tranquillamente informarvi cercando in rete.

Vogliamo però iniziare con questo articolo una raccolta delle sue migliori telefonate, di caratura ben superiore ai pallidi (benchè più famosi) emuli che nel corso degli anni hanno attinto dal repertorio del G come farebbe una qualunque zingara degna di tale nome da una borsa lasciata incustodita.

Eccovi quindi la prima parte di un’antologia che si arricchirà nel corso dei mesi.

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Natale coi Dari

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Non era facile eh… il mondo era scettico e i più credevano che non fosse possibile.

Invece i quattro ragazzi, a cui è bastata la prima canzone per stabilire un nuovo record di squallore nella musica italiana, riescono nell’impresa più disperata mai tentata da alcuno: scrivere una nuova versione di Wale (Tanto Wale) che faccia ancora più schifo dell’originale.

La sfida viene ampiamente vinta, perlatro con la sicurezza di chi non teme fallimento, andando ad intervenire sull’aspetto della canzone più ributtante e ignobile: il testo. Chi non avesse presente di che abominio siano stati capaci, si legga questo articolo, si ascolti la canzone e poi cerchi di immaginarsi qualcosa di ancora peggio.

Provateci ma sarà comunque ben lungi dalla realtà.

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